EPISODIO 0 - RIFUGIATO
Ciao,
È arrivato settembre e le ferie (anche le mie) sono finite. Spero che questo agosto più caldo del normale sia andato bene. Se così non fosse, beh, adesso arriva il freddo. Per questo primo numero di WORDS ho deciso di parlare della parola “Rifugiato”. Ho preso spunto dal fatto che ha dominato i media ad agosto, ossia il ritorno al potere dei talebani in Afghanistan. Tutti abbiamo impresse le immagini di migliaia di afgani radunati all’aeroporto di Kabul nel tentativo di lasciare il paese. Si è anche molto parlato di una possibile ondata migratoria. Qui Matteo Villa, ricercatore dell’ISPI, spiega molto bene perché è difficile che accada, se non altro nel breve periodo. In tutto questo dibattito mi sono detto: «Perché non spiegare la parola “rifugiato”?».
Il rifugiato è una persona che per ragioni politiche (e non solo) lascia il paese dove si trova per trovare, appunto, rifugio in un altro. Dal punto di vista giuridico lo status di rifugiato è disciplinato dalla Convenzione di Ginevra del 1951, che definisce “rifugiato” chiunque «nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato; oppure a chiunque, essendo apolide e trovandosi fuori dei suo Stato di domicilio in seguito a tali avvenimenti, non può o, per il timore sopra indicato, non vuole ritornarvi». Invece chi presenza l’istanza per il riconoscimento dello status di rifugiato politico è richiedente asilo.
Lo status di rifugiato però non è l’unica forma di protezione internazionale. C’è anche la protezione sussidiaria, nata per soddisfare i bisogni di protezione diversi dalle ipotesi di timore di persecuzioni individuali che danno luogo allo status di rifugiato. Detto in altre parole, la protezione sussidiaria è prevista nel caso di un cittadino di un paese terzo o apolide, che però non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato, ma che ha fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel paese di origine o nel paese in cui aveva precedentemente la dimora abituale, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno.
Accanto a ciò c’è anche la protezione umanitaria, di fatto abolita dai “decreti sicurezza” dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini. Al suo posto è stata introdotta una nuova “protezione speciale”, che però ha ristretto le maglie dei criteri per beneficiarne. Il Governo Conte II ha adottato il “Decreto immigrazione”, poi convertito in legge il 18 dicembre 2020, che non ha reintrodotto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, ma ha cercato di ad allargare le maglie della protezione.
Secondo i dati diffusi dall’Unione Europea, nel 2020:
128 mila persone hanno ottenuto lo status di rifugiato
72 mila hanno ottenuto la protezione sussidiaria
80 mila persone hanno ottenuto la protezione umanitaria.
Spero che la parola di questa settimana vi sia piaciuta.
Ciao a tuttə!
Per approfondire qui puoi trovare un po’ di dati interessanti.